“Luigi De Giovanni e la pizzica: Humus e Genius di un ballo che racchiude in sé la spiritualità del Salento”

Luigi De Giovanni con la pizzica, pennellata dopo pennellata, riesce a catturare l’anima, l’Humus e il Genius di un ballo che racchiude in sé la spiritualità del Salento.
Sino al giorno 19 ottobre si può ancora visitare l’esposizione di opere dell’artista dedicata alla pizzica.
La mostra ha partecipato alla 19 “Giornata del Contemporaneo” indetta da AMACI Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani e si può visitare presso lo Studio 22 piazza del Popolo 22 – Specchia

La pizzica: un percorso dell’animo
Per le opere in mostra l’artista ha scavato nelle sensazioni che in lui, salentino, hanno suscitato e suscitano ancora i gesti e i movimenti che accompagnano questa ancestrale danza. Luigi De Giovanni ha sempre vissuto la pizzica ma per chiarirsi meglio le idee, per realizzare le opere, l’ha studiata sino ad immergersi nelle atmosfere che suggerisce.
La pizzica è donna, è espressione di sensibilità, grazia e sofferenza che ancora si manifestano in movimenti e passi zoppicati che apparentemente suggeriscono allegria ma, nella realtà di un tempo che non c’è più, nascondono angoscia, fame: desiderio d’avere attenzione anche se solo per i contorcimenti che tanto coinvolgevano e coinvolgono. La pizzica, che aveva in sé religiosità e paganesimo, ha perso l’aspetto originario, che portava a San Paolo a Galatina flotte di tarantolate e pellegrini, per diventare spettacolo che riempie piazze con un ritmo che arriva alla pancia risuonando in un’amplificazione delle sensazioni che costringono a movimenti che fan dimenticare le angosce e i problemi. Luigi De Giovanni è come se sentisse il rullar dei tamburi che pare abbiano guidato le sue pennellate che rapide si sono mosse sulla tela a lasciar sensazioni: tracce di colore efficaci nel comunicare il messaggio. L’artista ha voluto raccontare il suo sentire che lo riporta all’imbrunire nelle aie delle campagne del paese dove le giovani, stremate dalla fatica, trovavano la forza di ballare al rullare di tamburi e i suonatori si sfinivano e spesso si ferivano nella foga delle percussioni incessanti che facevano vibrare i pendaglietti appesi al telaio per aumentare il colore del suono. Nelle opere in mostra si avvertono le emozioni, i ricordi, il Genius e l’Humus del Salento e pare di sentire le canzoni che esprimevano gli stati d’animo e i morsi della fame che potevano riportare al doloroso pizzico della tarantola che costringeva alla danza.
Un’interessante mostra che racconta l’amore dell’artista per la sua terra e per le tradizioni che la contraddistinguono.